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La Vespa orientalis

La Vespa orientalis si riconosce per una vistosa banda giallo-chiaro sull’addome. È normalmente distribuita in Italia, in particolare nelle zone centro-meridionali (più calde). L’altra specie autoctona, più comune, è la Vespa crabro, il comune calabrone.

Vespa orientalis
Vespa crabro

Nel Lazio e a Roma in particolare la Vespa orientalis è nota da molto tempo, anche se le segnalazioni della sua presenza sono sempre state molto discontinue. Tuttavia, negli ultimi 2–3 anni gli avvistamenti di Vespa orientalis nella città di Roma, da parte di cittadini e professionisti, si sono effettivamente intensificati. Sebbene manchino studi scientifici approfonditi, l’ipotesi più plausibile è quella che collega il fenomeno al cambiamento climatico. Infatti, specie termofile come la Vespa orientalis si avvantaggiano dalla combinazione di estati torride e inverni miti.  

A differenza di quanto riportato in alcuni articoli degli ultimi giorni, la Vespa orientalis NON  ha una aumentata capacità di pungere rispetto al calabrone; i veleni sono simili (anche se ci sono pochi studi specifici) e simile è la muscolatura che muove addome e aculeo velenifero. La Vespa orientalis non appare più aggressiva di altre specie di vespe, anche se è più frenetica e rapida nei movimenti ed è molto attiva durante le ore più calde delle giornate torride. 

Come per tutte le specie di vespe, NON bisogna avvicinarsi ai loro nidi, che difendono attivamente. Se si scopre un nido di vespe è bene farlo rimuovere da esperti. 

Quadro faunistico  

In Europa, ad oggi, sono segnalate quattro specie di Vespa, delle quali, due autoctone: Vespa crabro, il comune calabrone, e Vespa orientalis; due alloctone, entrambe introdotte dall’est Asia: Vespa bicolor ad oggi segnalata solo di poche stazione dell’Andalusia (Spagna meridionale), e  Vespa velutina, oggi diffusa in Francia meridionale e Italia nord-occidentale a sud fino alla Toscana settentrionale. 

Delle due specie autoctone, Vespa crabro è ampiamente diffusa e localmente abbondante su quasi tutto il territorio nazionale mentre Vespa orientalis è più termofila e predilige zone mediterranee dell’Italia centro-meridionale anche se esistono segnalazioni della sua presenza in Toscana, Liguria e in Friuli (zona di Trieste) sin dagli anni ’40. 

I dati sulla sua distribuzione in Italia sono frammentari e discontinui nel tempo ma sembra che da qualche anno questa specie sia diventata più “comune” in alcune zone del centro e si stia forse espandendo; tuttavia non sono mai stati svolti campionamenti ad hoc che supportino alcuna conclusione a tal riguardo.  

Seppur con discontinuità, Vespa orientalis è nota anche nel Lazio, e a Roma in particolare, da lungo tempo; nei Musei naturalistici romani (Museo di Zoologia della Sapienza, Museo Civico di Zoologia) sono conservati campioni rinvenuti in varie zone della città, risalenti agli anni ’30 e ’40, così come alcuni altri risalenti ai decenni successivi fino al presente. La mancanza di segnalazioni pubblicate su riviste scientifiche deriva prevalentemente dallo scarso interesse che questi dati hanno avuto per la comunità scientifica, non dalla mancanza di osservazioni. Tuttavia, negli ultimi 2–3 anni gli avvistamenti nella città di Roma, da parte di entomologi dilettanti e professionisti, di Vespa orientalis si sono effettivamente intensificati rispetto almeno al ventennio precedente, coprendo varie zone dell’area compresa all’interno del GRA (si veda ad esempio iNaturalist). Sui motivi di questa apparente espansione e sorprendente abbondanza si possono soltanto avanzare delle ipotesi che avrebbero bisogno di essere corroborate da dati quantitativi. Per ora l’ipotesi più plausibile è quella che collega il fenomeno al cambiamento climatico. Infatti, specie termofile come Vespa orientalis si avvantaggiano dalla combinazione di estati torride e inverni miti, a scapito di specie tendenzialmente mesofile che prediligono condizioni più rigide. In generale, molti studi mostrano come al cambiare di alcuni parametri abiotici (es., temperatura, precipitazioni) si verifichino dei significativi cambiamenti nella composizione floristica e faunistica e, conseguentemente, nella struttura degli ecosistemi.  

Morfologia

Le due specie di Vespa nostrane sono piuttosto simili tra loro per forma e dimensioni ma Vespa orientalis si riconosce per una vistosa banda giallo-chiaro sull’addome. Anche i loro veleni sono simili (ma le informazioni a riguardo sono scarse e non sempre attendibili), e simile, se non identica, è la muscolatura che muove il loro addome e l’aculeo velenifero. Riportare che la Vespa orientalis abbia una aumentata capacità di pungere è semplicemente falso.  

Avvertenza: nella Capitale altre specie di imenotteri potrebbero essere confuse con Vespa orientalis, è quindi opportuno che ogni segnalazione venga verificata da personale qualificato attraverso materiale fotografico adeguato e/o campioni biologici. 

Ecologia e etologia

Le specie del genere Vespa e affini (es., PolystesVespula, e molte altre!) sono eusociali (come formiche e api): ovvero vivono in colonie composte da una femmina fertile e fecondata [regina] e un numero variabile a seconda delle specie (e delle popolazioni) di femmine sterili [operaie]; queste specie costruiscono nidi di “carta” anche molto voluminosi che regina e operaie sfruttano come ricovero notturno e nei quali queste ultime accudiscono e nutrono le larve. I maschi vengono prodotti verso fine stagione insieme alle nuove regine. I maschi dopo l’accoppiamento muoiono. Le colonie sono annuali (non perenni), ovvero in autunno la vecchia regina e le operaie muoiono, mentre le nuove regine fecondate svernano al riparo (generalmente in gallerie scavate nel suolo) e cominceranno a costruire la propria colonia nella primavera successiva. Come accennato, il numero di individui per ciascuna colona varia da specie a specie; in media le regine delle specie di Vespa europee possono produrre 2–3000 operaie per stagione, ogni operaia ha una vita stimata di circa 1 mese, di conseguenza ogni colonia matura ha in media nel nido qualche centinaio di operaie attive. Non ci sono molti dati sui range di pattugliamento delle operaie, quindi non sappiamo quanto queste si allontanino dal loro nido per cacciare, sappiamo però che alcune specie di imenotteri di dimensioni paragonabili possono pattugliare aree vaste diversi km2.  

Entrambe le specie autoctone della nostra fauna sono sinantropiche (ovvero possono occasionalmente vivere a stretto contatto con l’Uomo) e possono nidificare in edifici [sottotetti, controsoffitti, intercapedini], giardini [nel terreno, in cavi di alberi], nelle campagne, nelle città ecc… È evidente che contesti urbanizzati offrono una pletora di spazi idonei alla nidificazione di questi imenotteri.  

Un aspetto molto interessante riguarda il comportamento. In effetti tra le due, Vespa orientalis è più frenetica e rapida nei movimenti, sembra un animale “più sveglio”, ed è molto attiva durante le ore più calde delle giornate torride. Alcuni autori hanno messo in relazione la capacità di essere attive durante le ore più calde con alcune caratteristiche fisiologiche riscontrate nelle vistose macchie gialle presenti sul loro addome (che funzionerebbero come “pannelli fotovoltaici”), tali studi devono ancora esser pienamente verificati.  

La maggiore motilità di Vespa orientalis rispetto a Vespa crabro non si associa affatto a una maggiore aggressività della prima! In generale le vespe (e imenotteri affini) non se ne vanno in giro in stormi per aggredire qualcuno. L’unica circostanza che rende questi animali “pericolosi” è avvicinarsi troppo a un loro nido, perché le operaie di tutti gli imenotteri sociali difendono attivamente il nido e la “covata”. L’effetto del loro veleno, a prescindere dalla specie, varia moltissimo a seconda della risposta individuale alla miscela di sostanze inoculate (che comprende diverse proteine potenzialmente allergeniche); c’è chi sviluppa un semplice ponfo, c’è chi finisce in choc anafilattico; difficile saperlo prima di esser punti. È buona norma, quindi, stare lontani dai nidi o rimuoverli in caso di necessità.

Quotidiani e comunicazione scadente

Su vari articoli pubblicati su quotidiani e numerosi siti online, c’è chi suggerisce di fare attenzione agli edifici scolastici come possibile sito di nidificazione, perché chiusi da due mesi. Le vespe iniziano a formare i nuovi nidi ben prima della chiusura di questi edifici. Se si troveranno nidi nelle scuole, sia chiaro che questi erano già presenti prima della pausa estiva. La colonia è iniziata dalla regina in primavera e, nei primi mesi, è composta solo da poche operaie, quindi è difficile accorgersi della presenza di un nido che diviene evidente solo quando la colonia è matura e le operaie sono centinaia.  

Su questi stessi articoli la presenza di spazzatura in strada è indicata come possibile causa scatenante l’aumento dei nidi in città. Questa conclusione è priva di qualunque fondamento: le vespe sono predatori opportunisti che all’occorrenza si nutrono di carcasse e rifiuti, quindi la presenza di rifiuti organici rappresenta, tutt’al più, una facile risorsa da sfruttare. Ripulire Roma dai rifiuti è doveroso per una lunga lista di ottime ragioni, tutte però scollegate dalla vicenda di Vespa orientalis

Anche l’episodio che ha coinvolto in Francia padre e figlio in un “area verde” a Biache-Saint-Vaast non ha nulla a che fare con  Vespa orientalis ma verosimilmente si riferisce a Vespa velutina (la specie asiatica cui si accennava sopra): Vespa orientalis infatti non è presente in Francia. I due malcapitati sono verosimilmente incappati, di proposito o fortuitamente, nelle immediate vicinanze di un nido e, come capita con qualunque specie di Vespa o simili, sono stati punti dalle operaie per difesa.